Petilia Policastro (IPA: [peˈtilja poliˈkastro][3], Pulicàstru in calabrese[4]) è un comune italiano di 9 055 abitanti della provincia di Crotone, in Calabria. Con decreto del 28 febbraio 2011, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, conferisce al comune il titolo di città. Negli ultimi anni, il nome di Petilia Policastro si è largamente diffuso in tutta Italia in quanto paese d’origine di Lea Garofalo, testimone mafiosa che, avendo scelto di denunciare le barbarie della ‘Ndrangheta, venne fatta assassinare a Milano dal mafioso policastrese Carlo Cosco, suo vecchio marito.
Petilia Policastro è un antico borgo, di presumibile impianto bizantino, circondato originariamente da mura difensive. Nel suo territorio, lungo i fiumi Tacina e Soleo, sono state ritrovate testimonianze di insediamenti di origine brettia, risalenti al IV e III secolo a.C.; ancora tracce romane, dalla Repubblica al tardo impero. Lungo il torrente Cropa, esistono delle grotte di origine naturale che sono state utilizzate sin dall’antichità forse da pastori durante la transumanza. L’abitato odierno, conserva ancora l’antico centro storico, mal tenuto, di chiara impronta bizantina. Vi sono segni dei secoli successivi, come i palazzi seicenteschi e settecenteschi; infatti i sovrani spagnoli, nel Seicento, inviarono la famiglia baronale dei Portiglia, per avere un completo controllo del territorio circostante; di questi esiste ancora il palazzo omonimo. Ancora, il palazzo Aquila, anch’esso seicentesco. Poi quello settecentesco dei principi Filomarino e della famiglia Ferrari. Anche le chiese sono antiche: Santa Maria Maggiore del 1400; San Nicola Pontefice e l’Annunziata del 1600. Gli anni a venire sono simili a quelli di altri paesi del meridione.